Intervista a Daniele Barbiero, regista di “Squali” – Alice nella città

In occasione della 20a edizione della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella Città, abbiamo deciso di dare voce ai registi presenti con opere prime. Interviste esclusive che ci hanno offerto ritratti personali empi di autenticità e urgenza. Ogni esordio è una promessa di rinnovamento per il cinema italiano, un atto di coraggio che trasforma un’esperienza intima in visione collettiva.
Nella sezione Panorama Italia – Premio del pubblico, di Alice nella città, debutta Squali, diretto da Daniele Barbiero, e prodotta da Camaleo, Eagle Pictures, Agresywna Banda e Neo Art Producciones. La pellicola racconta del giovane Max, che dopo la maturità è sul punto di partire con gli amici, quando un imprenditore gli offre di sviluppare la sua app per l’orientamento universitario. Il ragazzo si ritrova così gettato in un mondo competitivo che amplifica le sue paure e l’incertezza sul futuro. La storia esplora il suo conflitto interiore tra l’opportunità professionale e il timore di rimanere immobile in un mondo che corre.
Il film, liberamente tratto dal romanzo Gli squali di Giacomo Mazzariol (già autore del libro Mio fratello rincorre i dinosauri), narra con vivida genuinità il conflitto universale tra la spensieratezza dell’età adolescenziale e le pressioni di quella adulta, mostrando come la scelta più difficile sia spesso quella di capire se stessi, prima di decidere chi diventare. Nell’intervista che segue, il regista ci racconta la genesi del film, spiegandoci il vero significato del suo ingresso nel panorama del cinema nostrano.
Cosa significa realizzare un’opera prima nel perimetro del cinema emergente di oggi?
Esordire al cinema al giorno d’oggi è piuttosto complicato, farlo in una produzione importante ancor di più. Sono molto contento di esserci riuscito dopo anni di cortometraggi, videoclip e molta gavetta: l’opera prima indirizza la carriera dei registi perché ti presenta sul mercato cinematografico e in Squali posso vedere tutte le tappe del mio percorso finora, ma è anche l’inizio di una nuova fase, dove la sfida è quella di raccontare con la mia visione delle storie e dei personaggi che non sono ancora stati raccontati e intercettare un pubblico a cui quelle storie sono rivolte e, soprattutto, emozionare.
A quali sfide e opportunità si approccia un regista alla sua prima opera?
In realtà il mio approccio al lavoro è sempre lo stesso, cerco di trovare il cuore del racconto e le sfumature di personaggi interessanti. Credo che il cinema debba intrattenere e soprattutto emozionare gli spettatori. Ovviamente bisogna saper gestire un minutaggio ben più ampio, attori importanti e responsabilità maggiori ma personalmente lo trovo stimolante e appunto una grande opportunità. La parte più difficile forse è riuscire a mettere molto di sé all’interno del film, mantenendolo comunque un prodotto commerciale. Credo però che i film realizzati con sincerità e passione possano arrivare al cuore di chi li guarda.
Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questa tematica come fulcro del tuo debutto registico?
Fin dalla prima lettura ho sentito la tematica molto vicina a me, ritornando con la mente agli anni del liceo e chiedendomi come ci si sente di fronte a delle scelte, con la pressione sociale che ti attanaglia. Devo dire che ci ho visto anche un parallelo con la situazione di un regista che si trova di fronte al mercato cinematografico. Sembrano due immagini molto diverse ma le ansie e le difficoltà hanno dei punti in comune. Ho cercato inoltre di potenziare altre sotto tematiche a cui tengo molto, come i rapporti padri-figli o l’ambizione smodata. La cosa che però mi fa capire se posso innamorarmi di un film sono i personaggi e i loro rapporti e in Squali ho voluto soffermarmi soprattutto sulle relazioni che li legano, in particolare l’amicizia tra i protagonisti.
Quali sono i tuoi riferimenti cinematografici?
Sono cresciuto con i film di Spielberg, la sensazione di “meraviglia” che provi quando vedi un dinosauro per la prima volta o la bicicletta di ET spicca il volo è una delle cose che più mi emoziona in sala. Di altri film del cuore posso citarti The Truman Show, Whiplash e la filmografia di Chazelle, Drive, C’era una volta in America, Interstellar e Il cavaliere oscuro di Nolan, i thriller di Fincher. Tendenzialmente amo chi cerca di realizzare opere ambiziose ed emozionanti, provando a raccontare qualcosa di nuovo; quest’anno, ad esempio, ho amato Better Man, L’amour ouf e Una battaglia dopo l’altra.
Chi è il regista
Daniele Barbiero, romano classe ’89, ha esordito con il cortometraggio Mirror, premiato a livello internazionale. Tra i suoi lavori ci sono altri corti, come Radice di 9 e The Essence of Everything. Recentemente ha diretto la serie TV Clan per RaiPlay e si occupa anche di videoclip per artisti famosi e spot pubblicitari.
Il film in pillole
SQUALI – Opera prima
- Alice nella Città – Panorama Italia – Premio del pubblico
Regia: Daniele Barbiero - Produzione: Italia, Spagna, Polonia
- Cast: Lorenzo Zurzolo, Francesco Centorame, Ginevra Francesconi, Greta Fernández, Federica Baù, Gabriele Rollo, Francesco Gheghi, Marc Clotet, con la partecipazione straordinaria di James Franco
- Produttori: Camaleo in associazione con Eagle Pictures, coproduzione internazionale con Neo Art Producciones (Spagna) e Agresywna Banda (Polonia)
- Contributi: Selettivi produzione (2024) €240.000, richiesto tax credit
Photo credit: Andrea Reitano